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Citatio: F. Fuscagni (ed.), hethiter.net/: CTH 484 (INTR 2016-03-31)
Rituale di evocazione per le dee DINGIR.MAḪ, le dee Gulšeš, le dee DINGIR.MAḪ degli dei e le dee DINGIR.MAḪ delle parti del corpo degli uomini e per le dee Zukki e Anzili1 (CTH 484) Testimoni2:
Bibliografia Otten – Rüster 1973, 89-90; Haas – Wilhelm 1974, 143-179; Otten – Rüster 1975, 245; Haas 1998, 38-44; Schwemer 1995, 90-91; Groddek 2000, 360-361; Kimball 2000, 135 sgg.; Miller 2004, 523-526; Marizza 2007, 123-124; Groddek 2010, 43; Groddek 2012a, 38-39. Contenuto Questo rituale conservato quasi per intero, costituisce insieme a CTH 483, il migliore esempio per ricostruire la struttura e la tipologia di un rituale di evocazione. Celebrato da un LÚAZU, presenta numerosi parallelismi con lo stesso CTH 483 e naturalmente con CTH 716, anche se il pessimo stato di conservazione di quest'ultimo, ne impedisce un confronto adeguato. Le divinità vengono evocate dagli stessi luoghi di evocazione di CTH 483 anche se l'ordine è diverso10. Rispetto a CTH 483 e CTH 716 vi sono comunque analogie e differenze che possono essere brevemente riassunte: si noti per esempio la maggior ampiezza riservata alla sezione relativa all'evocazione dalle fosse rituali (kola 70-119) proprio come avviene in CTH 483; manca invece il lungo elenco di paesi stranieri che è presente in CTH 483 e in CTH 716, al posto del quale compare semplicemente l'espressione nu KUR.KURMEŠ ḫumanda anda ḫalzāi “ed egli (sc. il celebrante) chiama per nome tutti i paesi” (kolon 45). Una sola volta è attestata la formula di augurio con i termini di origine luvia (cfr. kola 56-58), che è invece molto più frequente ed estesa in CTH 483 e in CTH 716. Le divinità per le quali viene celebrato CTH 484 sono note anche da altri rituali: si veda in modo particolare CTH 434 “Ritualfragmente für die Schicksalsgöttinen (DINGIR.MAḪ, Gulšeš)”, CTH 333 “Verschwinden und Wiederkehr von Anzili und Zukki” e CTH 439 “Ritual für die Gottheiten Anzili und Zukki”, anche se in nessuno di questi casi si tratta di rituali di evocazione11. Sommario
Datazione Le copie che ci sono giunte sono tutte di epoca imperiale (datazione IIIb/IIIc), tuttavia sono numerosi gli elementi che indicano in modo inequivocable che la composizione originaria del rituale sia molto più antica, risalente certamente al medio Regno. Vi sono anzitutto numerose grafie in scriptio plena13, che non avrebbero ragione di esistere in un testo originale della seconda metà del XIV secolo. Inoltre al kolon 7, all'inizio della sezione in cui si prepara la materia magica che servirà allo svolgimento del rituale, si dice che “questa preparazione viene fatta sulla base di una vecchia tavoletta” (nu=kan kī ḫandauwar karuiliyaz tuppiaz ienzi)14. È tuttavia grazie al colofone, pienamente conservato in KUB 15.31, che si può giungere ad una datazione più esatta per la stesura originaria di questo rituale. Sappiamo infatti che la tavoletta è stata redatta per la prima volta da uno scriba di nome Hattušili per ordine del sovrano ed è stata ricopiata molto tempo dopo da Pihhuniya alla presenza di Anuwanza, il noto capo della cancelleria ittita vissuto durante il regno di Tuthaliya IV: Vo IV 38' ki-i-ma-kán tup-pí Vo IV 39' A-NA DUTU-ŠI KA×U-az pa-ra-a Vo IV 40' GIŠPA.DINGIR-LIM-iš a-ni-ya-at Vo IV 41' ŠU mPí-iḫ-ḫu-ni-ya DUMU mTa-at-ta Vo IV 42' DUMU.DUMU-ŠU ŠA mPí-ik-ku PA-NI mA-nu-wa-an-za Vo IV 43' LÚSAG.UŠ IŠ-ṬUR Hattusili è dunque colui che ha redatto la karuiliyan tuppi di cui si parla al kolon 7. D'altra parte un Hattusili scriba sembra essere vissuto durante il medio Regno, se, come sembra abbastanza probabile, è da identificare con l'omonimo funzionario di alto rango che compare in vari testi appartenenti al periodo medio-ittita provenienti sia da Hattuša sia da Maşat-Höyük/Tapigga15. © Universität Mainz – DPHT – Rituale / Institut für Ägyptologie und Altorientalistik |
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