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CTH 484

translatio

Citatio: F. Fuscagni (ed.), hethiter.net/: CTH 484 (TRit 02.02.2017)

[§1]
1 -- Le dee DINGIR.MAḪ e le dee Gulšeš, (cioè) le dee DINGIR.MAḪ degli dei e (le dee DINGIR.MAḪ) delle parti corpo dell'uomo (come pure) le dee Zukki (e) Anzili nel modo seguente si evocano:
[§2]
2 -- (Ci sono) due cesti di vimini piccoli, tra cui un cesto di vimini per le DINGIR.MAḪ degli dei, un (altro) cesto di vimini invece in comune per le DINGIR.MAḪ delle parti del corpo (e) per Zukki (e) Anzili;
3 -- dunque quest'(ultimo) (è) un solo cesto di vimini.
4 -- Tre uliḫi2 e tre pani spessi sono stati parimenti preparati per(?) la divinità;
5 -- e dal rituale sono incluse Anzili (e) Zukki e le (dee DINGIR.MAḪ) delle parti del corpo dell'uomo.3
[§3]
6 -- Su un cesto4 (gli oggetti) sono sistemati nel modo seguente;
7 -- – questa preparazione si fa sulla base di una vecchia tavoletta –
8 -- quando si prepara tutto questo,
9 -- si afferrano (alcuni) tavoli,
10 -- li si trasporta giù alla porta di Tawiniya5,
11 -- quindi si mettono i tavoli sul primo sentiero.
12 -- Il sacerdote esorcista prende olio profumato,
13 -- lo asperge davanti alla (statua della) divinità,
14 -- quindi recita le parole dell'ananešḫi6 dell'olio profumato.
15 -- Quando finisce,
16 -- successivamente si copre il fuoco con un GIŠpaḫḫurula-7
17 -- e si attizza il fuoco (lett: fanno bruciare il fuoco)8.
18 -- Quindi si mescola pappa (di grano),
19 -- si fa un pane duni-9,
20 -- quindi lo si brucia.
21 -- Poi si fa un focolare piccolo,
22 -- (il sacerdote esorcista) spezza il pane duni-
23 -- e lo mette sul focolare;
24 -- ma sopra (il focolare) mette semola, pane con strutto, zuppa di pappa (di grano) e zuppa di erba gangati-,
25 -- e sopra sparge anche frutta;
26 -- poi liba vino,
27 -- sparge sostanze profumate10
28 -- e vi versa sopra anche olio profumato;
29 -- quindi recita le parole del pane duni-.
30 -- Quando finisce,
[§4]
31 -- stende dei sentieri (fatti) di pappa (di grano), miele, olio d'oliva e olio profumato;
32 -- sopra un sentiero spezza un pane sottile,
33 -- anche sopra un sentiero laterale spezza un pane sottile;
34 -- ma sopra (sc. sul sentiero laterale?) versa semola (e) pane con strutto,
35 -- anche zuppa di erba gangati-, zuppa di pappa (di grano) e frutta vi versa sopra;
36 -- poi liba vino.
37 -- Quando finisce,
38 -- si cominciano a evocare gli dei.
39 -- (Il sacerdote esorcista) li evoca con lana rossa, con un ciuffo di lana di pecora e con una striscia di stoffa,
40 -- anche con una piuma d'aquila li invoca.
41 -- Poi recita nel modo seguente:11
[§5]
42 -- DINGIR.MAḪ, dee Gulšeš, dee DINGIR.MAḪ degli dei e delle parti corpo dell'uomo, Zukki (e) Anzili ovunque (siete),
43 -- in qualunque paese (vi trovate),
44 -- se (siete) nel cielo, se (siete) nella terra, nelle montagne (o) nei fiumi,
45 -- – (il sacerdote esorcista) chiama per nome tutti i paesi –12
46 -- adesso ritornate (in occasione di) questo rituale nella casa del vostro signore del rituale presso l'altare (e) il trono”;13
[§6]
47 -- e così prosegue:
48 -- “Siete forse adirati
49 -- oppure qualcuno vi ha evocati, invocati (o) supplicati14,
50 -- (e) quel(l'uomo) malvagio (e) ostile vi ha chiamati in un luogo segreto?
51 -- Ecco che ora continueremo ad evocarvi, invocarvi e supplicarvi con benevolenza per la vostra divina provvidenza insieme alla divinità solare
52 -- e continueremo a offrirvi un rituale puro (e) gradevole15.
53 -- Abbandonate quell'uomo malvagio
54 -- (e) tornate nella casa di questo signore del rituale.
55 -- Volgetevi (e) ponetevi benevolmente verso di lui
56 -- concedetegli vita, salute, vigore fisico, lunghi anni, il favore degli dei, la clemenza degli dei (e) lo splendore dell'anima;
57 -- [A lui(?)] concedete figli, figlie, nipoti e pronipoti;
58 -- [a l]ui [concedete(?)] benessere(?), obbedienza [ . . . ]
[§7]
59 -- Quando finisce
60 -- [ . . . ] la piuma di un'aquila [ . . sopra(?)] un ta[volo] mette;
61 -- poi un ciottolo del sentiero (principale) e un ciottolo del sentiero laterale [prende su]
62 -- (e) con acqua li(?) (= i ciottoli?) . . .
63 -- [ . . . ] mette sul(?) [ta]volo16;
64 -- ma sul posto ossi[di]ana [ . . . ]
(Lacuna di ca. 10 righe)
65 -- Ma (il sacerdote esorcista) brucia uccelli per i nove sentieri nel modo seguente:
66 -- brucia un uc[cello] per il ḫuwalzi-17 e per il talaḫulzi-18,
67 -- brucia un uc[cello] per il ḫari-19 e per il ḫazizi-20, un agnello invece per lo uniḫi-21 e per lo ananešḫi-22,
68 -- anche per le dee DINGIR.MAḪ degli uomini [e] per le dee Gulšeš, per Zukki (e) Anzili due uccelli e un agnello parimenti bruc[ia].
69 -- Dopo che ci si è portata a termine (l'evocazione) dai nove sentieri23,
70 -- si sollevano i tavoli
71 -- e si portano nel luogo delle fosse rituali.
72 -- Quindi, attraverso gli dei abbiamo accertato con una consultazione oracolare la faccenda delle fosse rituali nel modo seguente24:
73 -- si dovranno aprire sette fosse rituali? Sfavorevole.
73bis -- [si dovran]no [apr]ire sette (oppure) otto [fosse rituali?] Sf[avorevole].
73a -- Si dovranno aprire otto fosse rituali? Sfavorevole.
74 -- Si dovranno aprire nove fosse rituali? <Favorevole.>
74a -- Allora si dovranno aprire proprio nove fosse rituali.
75 -- E quando le (sc. le divinità) si portano sul luogo delle fosse rituali,
76 -- si mettono giù le (statue delle) divinità.
77 -- Dunque si aprono nove fosse rituali.
78 -- (Un sacerdote esorcista) prende subito una zappa
79 -- e scava;
80 -- poi prende uno spillone
81 -- e scava con quello;
82 -- poi prende un GIŠšatta-, una vanga e una ciotola
83 -- e ripulisce (le fosse rituali)25.
84 -- Poi liba vino (e) olio dentro (alle fosse rituali);
85 -- quindi spezza pani sottili
86 -- e li mette intorno (alle fosse rituali) dall'uno e dall'altro lato.
87 -- Poi mette dentro alla prima fossa rituale una scala d'argento e uno spillone d'argento,
88 -- quindi mette un simbolo di saggezza d'argento dentro allo spillone26
89 -- e li (sc. lo spillone e il simbolo di saggezza) appende giù nella prima fossa rituale;
90 -- una striscia di stoffa viene legata da dietro al simbolo di saggezza27.
91 -- Quando (il sacerdote esorcista) finisce,
92 -- liba un uccello per l'enumašši-28 e per l'itkalzi-29 a tutte le fosse rituali
93 -- (e) cosparge di sangue le nove fosse rituali;
94 -- poi sulle nuove fosse rituali brucia 9 uccelli e un agnello per l'ambašši,
95 -- anche per il keldi liba 9 uccelli e un agnello,
96 -- (e) pone un uccello su ciascuna fossa rituale30;
97 -- (sc. gli altri officianti) invece macellano un agnello
98 -- (e) lo mettono nella prima fossa;
99 -- prendono uno/alcuni zamali-
100 -- e (lo/li) mettono in tutte le fosse rituali.
101 -- (Il sacerdote esorcista) spezza anche nove pani sottili
102 -- e li mette sopra le fosse rituali metà da una parte e metà dall'altra;
103 -- spezza (ancora) tre pani sottili
104 -- e li sparge davanti e dietro per gli dei maschili delle fosse rituali31.
105 -- Versa anche pane con strutto (e) semola
106 -- e liba.
107 -- Quando si finisce (e) si mette (tutto) in ordine,
108 -- il sacerdote esorcista . [ . . . ] .;
109 -- quindi si e[vocano] [gli] de[i] dalle fosse rituali,
110 -- sentieri di [papp]a (di grano), miele, olio d'oliva e olio profumato e sentieri laterali [ . . . d]avanti si fanno32;
111 -- (il sacerdote esorcista) [spezza un pane sottile sopra un sentiero (principale)],
112 -- anche [su] un sentiero laterale spezza un pane sottile,
113 -- [ . . . ] versa,
114 -- zuppa di erba gangati- mette [sop]ra(?) [ . . . ]
115 -- (e) liba vino.
116 -- [Si evocano gli dei] con un ciuffo [di lana rossa]
117 -- [(e) si invocano] con la piuma [di un'a]quila33.
118 -- [Quando si finisce] di evocar[li (sc. gli dei?) s]u(?) dalla [fossa ritu]ale(?),
119 -- [su un sentiero principale . . . ] e sul sentiero laterale un . [ . . . ]
120 -- [ . . . ] si lavano,
121 -- [ . . . ] si mette.
122 -- [ . . . ] .
123 -- pane lievitato con pasta acida [ . . . ]
124 -- [ . . . ] frutta [ . . . ]
125 -- [ . . . ] . [ . . . ]
126 -- [ . . . ] . si ver[sa(no)]
127 -- [ . . . ] . . . [ . . . ]
128 -- [si] com[inciano ad evoca]re [gli dei]
129 -- [ . . . ] . . . [( . . .)]
130 -- [ . . . per le dee DINGIR.MAḪ delle par]ti corpo [(dell'uomo) . . . uccel]li si bruciano
131 -- [ . . . ] . . [ . . . ]
132 -- [ . . . ] .
133 -- [ . . . ] . .
134 -- egli (nom.)/essi (acc.) giù /accanto [ . . . ] .
135 -- [ . . . al(?)] fuoco un uccello per lo enumašši34 [brucia/si bruciano]
136 -- [per] i nove fuochi nove uccelli [ . . . brucia/si bruciano]
137 -- [anche per il keldi . . . ] nove uccelli liba/si liba[no]
138 -- [ . . . pani sotti]li si spezzano
139 -- e (il sacerdote esorcista) [li] sparge [davanti e] dietro [ai fuochi(?) per gli dei maschili].
140 -- [ . . . ] versa
141 -- e liba.
142 -- [Quando (il sacerdote esorcista)] finisce [con il fuoco],
143 -- [stende/fa sentie]ri (principali) e sentieri laterali [di pappa di grano, miele, olio d'oliva (e) olio profumato]35;
144 -- [per og]ni [sentiero un pane sottile spez]za,
145 -- ma lì sopra36 [ . . . ] zuppa di pappa di grano [mette]
146 -- [ . . . de]gli dei [maschili(?) . . . ]
147 -- [sentieri di . . . ] si fanno.
148 -- [Quando si finisce]
149 -- si prendono ciottoli
150 -- [ . . . ] . . . [ . . . ]
151 -- [ . . . ] . . . [ . . . ]
152 -- [(Il sacerdote esorcista) ini]zia [il 'rituale secondario']37:
153 -- un uccello per il huwalzi- e per il talaḫulzi-, un uccello per il tari-38 e per il tuburburi-, un uccello per il ḫiliḫi39 (e) per il tabiḫi40, un uccello per lo šadandi41e per lo unalzi,42 un uccello per lo uniḫi- e per lo ananešḫi-
154 -- Quando si finisce,
155 -- si sollevano (le statue del)le divinità
156 -- e le si portano nel bosco di Tauriša43;
157 -- [Quindi] per le nove sorgenti [brucia] tre uccelli e nove pani sottili [per il sacrificio ambašši]
158 -- e per il keldi un uccello e nove pani sottili [offre/si offrono];
159 -- [spezz]a [anche] nove p[ni sottili
160 -- (e) li m[ette] sopra le sorgenti,
161 -- vi sparge sopra pane [ . . . ] (e) semola;
162 -- anche zuppa di pappa di grano (e) [olio pro]fumato [spar]ge(?)
163 -- (e) liba vino.
164 -- [ . . . ] . si spezzano
165 -- [ . . . ] . dentro alle sorgenti [ . . . ];
165a -- [se]mola, [pane con strut]to, zuppa di pappa di gran[o, . . . ] sparge [dentro],
166 [ . . . ] . . argento, oro, alabastro [ (. . . ) sparge dentro],
167 -- [ . . ] . . birra (e) vino dentro [liba],
168 -- [ . . . ] e latte dolce dentro [liba].
169 -- [Quando fi]nisce
170 -- [ . . . ]
171 -- [Po]i(?) (sc. il sacerdote esorcista) fa [sentieri (principali)] e [sentieri latera]li di pappa di grano, miele, olio d'oliva, [(e) olio profumato],
172 -- [ . . . spez]za(?)
173 -- semola [ . . . ]
174 -- [ . . . ] zuppa di pappa di grano mette sopra
175 -- [ . . . ] liba.
176 -- [Allora] si comincia [ad evocare gli dei]:
177 -- [si evocano] gli dei [dalle sorgenti],
178 -- (e) quando si finisce
179 -- [ . . . ],
180 -- [quindi gli dei] volgono [indie]tro [gli occhi]44,
181 -- [si spargono] per loro
182 -- e [si vers]ano per loro (le sostanze alimentari) mescolate [insie]me45.
183 -- Allora egli (sc. il sacerdote esorcista) inizia il 'rituale secondario' 46:
184 -- un uccello per il huwalzi- e per il talaḫulzi-, [un uccello invece per il ḫa]ri-, per il ḫazizi- e per lo uniḫi-, un uccello per il tabiḫi e per il šadandi, un uccello per il [dari(?)] e per il [tubur]buri, un uccello per [ . . . ] e per lo ašapši47, un agnello per lo ananešḫi- e per [ . . . ], un agnello per lo enumašši e per lo it[ka]l[zi,48 . . . per lo zu]zumagi49
185 -- Dopo che si è portata a termine (l'evocazione) dalle sorgenti50,
186 -- [si po]rtano [ . . . ] (le statue de)gli dei.
187 -- Al mare [brucia/bruciano . . .] per il sacrificio ambašši
188 -- e un agnello [offre/si offrono] per il keldi.
189 -- Tutta la legna, [un/una . . . ](fatto/a) di pasta, una pietra piccola e alabastro51 spargono [de]ntro [ . . . ],
190 -- anche semola e pane con strutto versano dentro,
191 -- e vino, bevanda tawal, bevanda walhi, latte dolce, olio (e) miele liba dentro.
192 -- Spezza [invece] tre pani sottili,
193 -- davanti agli dei maschili52 (li) sparge,
194 -- (e) anche dietro (li) spar[ge]
194a -- e liba.
195 -- Poi si stendo[no] sentieri (fatti) di pappa di grano, miele (e) olio,
196 -- si spezzano alcuni pani sottili,
197 -- e si liba.
198 -- Si comincia a evocare gli dei,
199 -- li si evoca dal mare;
200 -- quando si finisce,
201 -- si prendono alcuni ciottoli;
202 -- quindi gli dei volgono indietro gli occhi53,
203 -- allora si spargono per loro
204 -- e si versano per loro (le sostanze alimentari) mescolate [insie]me54.
205 -- Allora egli (sc. il sacerdote esorcista) inizia il 'rituale secondario':
206 -- un uccello per il huwalzi- e per il talaḫulzi-, un uccello per il ḫari- e per il ḫazizi-, un uccello per lo ananešḫi- (e) per lo uniḫi.
207 -- Quando finisce,
208 -- si sollevano (le statue de)gli dei
209 -- e le si portano proprio lì nel luogo dei fiumi (cioè: nel luogo in cui si celebra l'evocazione dai fiumi).
210 -- (Il sacerdote esorcista) brucia ai nove fiumi due uccelli e nove pani sottili per il sacrificio ambašši,
211 -- anche per il keldi tre uccelli e nove pani sottili liba,
212 -- e parimenti sparge tutto dentro (i fiumi)55
213 -- e liba;
214 -- anche per gli dei maschili parimenti liba.
215 -- Si stendono anche sentieri di pappa di grano,
216 -- si spezzano (alcuni) pani sottili
216a -- [e] si l[ib]a.
217 -- Quindi si evocano gli dei dai fiumi;
218 -- Quando si finisce,
219 -- [si pre]ndono alcuni ciottoli;
220 -- [quindi gli d]ei volgono indietro gli occhi,
221 -- allora si spargono per loro
222 -- e (per loro) si versano (le sostanze alimentari) mescolate [insie]me56.
223 -- Allora egli (sc. il sacerdote esorcista) inizia il 'rituale secondario':
224 -- [un uccello per il h]uw[a]lzi- e per il talaḫulzi-, un uccello per il [ḫar]i- e per il ḫazizi-, [un uccello] per lo a[nan]ešḫi- (e) per lo uniḫi.
225 -- Quando (il sacerdote esorcista) finisce
226 -- si portano giù [ . . . ]57 (le statue de)gli dei.
227 -- [Per il sacrificio ambašši x uccel]li e un agnello brucia
228 -- [e liba]
229 -- [anche per il keldi pa]rimenti li[ba(?)] nove uccelli e un agnello
230 -- [ . . . ] alle(?) montagne del keldi sopra [ . . . ].58
231 -- Si spezzano [pani] sottili,
232 -- si ma[cella] però un agnello;
233 -- [ . . . ] con/da una scodella grande sopra la prima montagna [ . . . ];
234 -- [un/alcuni . . . ] si prende/si prendono,
235 -- (lo/li) pongono su tutte le montagne;
236 -- (il sacerdote esorcista) liba.
237 -- (Quindi) [pani sottili(?)] sparge davanti e dietro per le montagne degli dei maschili
238 -- [e liba].
239 -- [In seguito] si fanno sentieri di pappa di grano, miele (e) olio d'oliva,
240 -- [si spez]zano [pani sottili],
241 -- (il sacerdote esorcista) sparge anche semola, [pane con strutto, . . . (e) zuppa di erba g]angati
242 -- [e] liba.
243 -- [Quindi si evo]cano [gli dei dalle montagne]
244 -- (e) si pren[dono] alcuni ciottoli.
245 -- [Quando si fi]nisce
246 -- gli dei [volgono] indie[tro] gli occhi,
247 -- [allora] si spargono [per loro]
248 -- e si versano (le sostanze alimentari) mescolate [insie]me59.
249 -- Allora egli (sc. il sacerdote esorcista) inizia il 'rituale secondario':
250 -- [un uccello per il h]uw[a]lzi- e per il talaḫulzi-, un uccello per il [ḫar]i-, per il ḫazizi-, per lo ananešḫi- (e) per lo uniḫi.
251 -- [Quando (il sacerdote esorcista) finisce/Quando si finisce],
252 -- li (sc. le statue degli dei) portano giù nel luogo del cielo (cioè: nel luogo dove si svolge l'evocazione dal cielo)60.
253 -- [ . . . ],
254 -- (il sacerdote esorcista) [brucia/liba] un agnello e un pane grosso per i quattro pilastri61 del cielo
255 -- anche al mare per il sacrificio ambašši [brucia . . . e . . . ]62
256 -- anche per il keldi [ . . . ] (e) un agnello liba,
257 -- [ . . . ] . . [ . . . ]
258 -- Quando finisce,
259 -- gli dei [volgono] indie[tro] gli occhi,
260 -- [si spargono] per lo[ro]
261 -- [e si vers]ano (per loro) (le sostanze alimentari) mescolate insieme63.
262 -- Allora egli (sc. il sacerdote esorcista) [inizia il 'rituale] secondario':
263 -- un uccello per il ḫuwalzi- [e per il tala]ḫulzi-, un uccello per il [ . . . ]-ri e per il ḫari-, [un uccello(?) per lo an]anešḫi- (e) per lo uniḫi.
264 -- Inoltre presso la porta di Zip[palanda] [raccoglie/raccolgono] t[utt]i(?) i puriyanza della città
265 -- [ . . . per il sacrificio am]bašši e per il keldi un agnello l[iba].
266 -- [Successiva]mente davanti alle case per il puri parimenti <si brucia>64;
267 -- per lo šepši e per il ḫišamši65 ancora due uccelli si [ . . . ].
268 -- Si port[ano] dentro66 (sc. le statue degli dei),
269 -- si bruciano ancora due uccelli per lo urgi67 e per il ḫuli,68 per il kišḫi69 e per lo adani70 un agnello alle dee DINGIR.MAḪ degli dei e una pecora alle (dee DINGIR.MAḪ) delle parti del co[rpo] degli uomini (e) a Zukki (e) ad Anzili, inoltre si bruciano gli uccelli del bruciare prima71.
270 -- Un uccello per lo enumašši, due uccelli per lo šerdeḫi e per il šerabiḫi72, un uccello per lo alummazḫi73, un uccello per il nešḫi74, un uccello per lo zuzumaki e per il keldi.
271 -- Prima tavoletta finita: “Quando si evocano dai sentieri le dee DINGIR.MAḪ e le dee Gulšeš, (come anche) Anzili (e) Zukki”.
272 -- Hattusili ha redatto, però, questa tavoletta per ordine della Maestà.
273 -- Mano di Piḫḫuniya, figlio di Tatta, discendente di Pikku.
274 -- Egli ha scritto (la tavoletta) alla presenza di Anuwanza, il capo(-scriba).75
2
Sull'oggetto cultuale uliḫi- cfr. da ultimo Haas 1998van den Hout 1998, 222 con bibl. precedente.
3
Diversa l'interpretazione in HED E, 280: “and human body parts inclusive” che non risulta tuttavia coerente con la struttura generale del rituale.
4
Diversamente Haas – Wilhelm 1974, 151: “Auf dem anderen Kredenztisch ist folgendes bereitet”.
5
La porta di Tawiniya ha un ruolo anche nella parte iniziale di CTH 483 (cfr. KUB 15.34+ Ro I 18).
6
Si tratta di un cosiddetto “hurritisch Ritualterminus”, in questo caso 'ittitizzato' con l'aggiunta della desinenza del genitivo singolare, secondo un uso che si riscontra molto raramente; solitamente, infatti, questi termini vengono riportati al caso essivo proprio della lingua hurrita. Su questo vocabolo, il cui significato esatto non è chiaro, cfr. Haas 1998, 211.
7
Si tratta di un termine molto raro che secondo CHD P, 17 indica “an implement for tending or banking a fire”.
8
Per quest'ultime due righe cfr. CHD P, 17.
9
Per questo tipo di pane, attestato soltanto in CTH 484, cfr. Hoffner 1974, 187.
Da segnalare la variante del testimone B: “sparge sopra sostanze profumate (e) olio” che risulta tuttavia un po' ridondante con il periodo immediatamente seguente. La cancellatura presente dove compare Ì appare un ulteriore elemento per considerare più attendibile la versione fornita dal testimone A. Secondo CHD Š, 178, inoltre, la variante di B. potrebbe anche essere intesa come: “He scatters fragrant oil on the top”.
Qui finisce l'allestimento (iniziale) della materia magica per il rituale e inizia la preghiera di invocazione alle divinità.
Si note come CTH 484 si limiti a quest'unica frase, laddove invece CTH 483 e CTH 716 riportano l'elenco dei paesi stranieri da cui la divinità viene evocata.
Da questo passo risulta evidente che lo EN.SISKUR è il sovrano. È interessante sottolineare che CTH 483 è celebrato per la coppia reale e non per il re soltanto. Per quanto riguarda CTH 716, il pessimo stato di conservazione del rituale pone alcune difficoltà. Tuttavia sulla base di alcuni passi relativi alle formule di augurio – che peraltro in CTH 484 sono molto rare, in quanto presenti una sola volta ai kola 56-58 – come per esempio i kola 55 e 63, si può dedurre che CTH 716 sia celebrato per la coppia reale.
La resa nella traduzione italiana del preverbo ittita arḫa risulta difficoltosa, per cui si è preferito tralasciarlo. Ad ogni modo è chiaro che con l'idea di allontanamento espressa da questo preverbo si vuol esprimere un comportamento ostile di qualcuno (cfr. kuiški) intesto ad allontanare la divinità dal paese di Hatti.
Per i kola 48-52 cfr. CHD L-M, 320b. Leggermente diversa l'interpetazione offerta per il kolon 51 dove, a mio avviso, si vuole intendere che gli dei, anche se allontanati da qualcuno malvagio (cfr. k. 49-50), continuano ad essere evocati per ottenere la loro 'divina provvidenza' (anzaš parā handandatar).
Oggetto del verbo dāi potrebbero essere ancora i ciottoli.
Haas 1998, 222 “Ritual- oder Opferzurüstung” (für die Evokation)??.
Haas 1998, 243 “(Herbei-)Ziehen”, dalla radice tal- “ziehen” oppure “fortschaffen”.
Haas 1998, 217 “Weg”.
Haas 1998, 218 “Ohr, Verstand”, als Vokationsterminus “Hören”.
Haas 1998, 249 “Kommen, Ankunft” dalla radice un- “kommen”.
Haas 1998, 211 “Erfreuliches(?), Salbung(?)” dalla radice an- “sich freuen”.
Per l'intepretazione di questo passo cfr. anche Miller 2004, 525: “Then as soon as they finish (evoking) from the 9 paths, ...”. Diversamente HW2 A, 382a, che include questo passo di CTH 484 tra i casi in cui l'oggeto del verbo aššanu- è inespresso, e Haas – Wilhelm 1974, 155: “Sobald mann dann (die Ritualhandlung) für(?) die neuen Wegen beendigt hat . . .”. Occorre aggiungere che in genere nei rituali di evocazione, le divinità non vengono quasi mai evocate dai sentieri, i quali rappresentaano invece dei cammini simbolici che gli dei devono percorrere durante l'evocazione. Mi sembra che qui si voglia alludere al fatto che una parte del rituale, relativa ai sentieri 'stesi' in precedenza (v. kola 31 sgg.) e ai quali si fa nuovamente cenno alcune righe dopo (kola 61 sgg., in contesto lacunoso), è conclusa; per cui si può procedere a una nuova sezione che è appunto quella relativa all'evocazione dalle fosse rituali, che viene svolta da qui fino al kolon 107. Del resto la forma verbale aššanu- compare altrove all'interno del rituale, e sempre alla fine di una determinata sezione (cfr. A. II 32 = B. II 30', fine dell'evocazione dalle fosse rituali; A. II 63 fine dell'evocazione dal fuoco; A. III 36' fine dell'evocazione dalle sorgenti).
Da segnalare il passaggio alla 1a pers. plur. (che non si verifica altrove in CTH 484) che può essere dovuto alla presenza della consultazione oracolare. Vi è un caso analogo di passaggio alla 1a pers. sing. anche in CTH 483 kolon 71, anche se il contesto è del tutto diverso.
Propriamente il verbo liššai- significa “raccogliere”. Nel rituale qui analizzato indica probabilmente l'azione di raccogliere i detriti dalla fossa, per cui cfr. CHD L-M, 72.
È del tutto probabile che qui si vuole intendere che lo hazizi, oggetto rituale a forma di orecchio (quindi simboleggiante la saggezza; cfr. HW2 Ḫ 547-548 con bibl.), viene in qualche modo appeso o attaccato allo spillone. La stessa azione rituale, con l'impiego degli stessi oggetti, si svolge anche in CTH 483 (v. KUB 15.34+ IV 7' sgg. = Bo 3616++ Vo IV 8' sgg.).
Cfr. Haas 2003, 606: “dahinter? ist die TÚGkureššar-Stoffbinde des Ohres angebunden”.
Haas 1998, 214 “Beruhigung, Frieden”.
Haas 1998, 224 “Reinheit”.
Diversamente Haas – Wilhelm 1974, 157: “Und an der Grube eins, an der einen Vogel hinlegt”. A miro avviso se si fosse voluto alludere a una delle fosse rituali in particolare, ovvero alla prima fossa ('eins' sembra essere inteso in questo senso da Haas e Wilhelm), si sarebbe usato il pronome ḫantezzi, come del resto avviene altrove all'interno di questa sezione del rituale (cfr. il kolon immediatamente seguente).
Così Haas – Wilhelm 1974, 167: “und den männlichen Grüben-göttern ... ... ”. Il verbo marzai-, per cui cfr. CHD L-N, 203b, “to scatter(?)”, resta comunque di difficile interpretazione, tenuto conto anche del fatto che al di fuori di CTH 484, è attestato soltanto in KBo 24.43 Ro I 15-16 (CTH 701). Per il nesso genitivale fra apiyaš e DINGIR.LÚMEŠ-aš, cfr. il kolon 239, passo parallelo relativo all'evocazione dalle montagne, in cui la presenza della preposizione accadica ŠA che precede DINGIRMEŠ MEŠ, dimostra inequivocabilmente che questo secondo termine è un genitivo.
␣␣␣␣Non è, in ogni caso, semplice giustificare la presenza degli “dei maschili” in questo passo e negli altri passi del rituale in cui ricorre la fraseologia qui presente, soprattutto in considerazione del fatto che il rituale è rivolto esclusivamente a divinità femminili. Si può supporre che la presenza di statute di divinità maschili, per cui compiere determinate azioni rituali (evidenziate dall'uso del verbo marzai- con i preverbi pariyan e EGIR-pa), fosse in ogni caso prevista, come dimostrerebbe che compaiono quasi sempre alla fine di ogni sezione del rituale (cfr. kola 140 e 147, 195, 216, 239; unica eccezione è la sezione relativa all'evocazione dalle sorgenti).
In lacuna si può ipotizzare la presenza di un caso indiretto retto dall'avverbio pariyan.
Per le integrazioni alla traduzione cfr. Haas – Wilhelm 1974, cit.
Haas 1998, 214-215 “Beruhigung, Frieden” (für die Evokation) considerato come “Abstraktbildung auf -šše von hethitisch enuma- “sich beruhigen”.
Le integrazioni sono basate su altri passi paralleli del rituale (cfr. per es. kolon 173).
Si intende sui sentieri di cui si è detto nei due kola precedenti.
L'interpretazione qui proposta è un'alternativa rispetto all'interpretazione più comune che considera EGIR come preposizione riferita a SISKUR (cfr. Haas – Wilhelm 1974, 161, passim): “Dann stellt er sich (sc. Der Priester) hinter die Ritualhandlung/Opfer”. Si suppone infatti che EGIR.SISKUR, così come EGIR.KASKAL possa talvolta significare anche“strada, via di ritorno” (cfr. per es. CHD P, 254 sub pē har(k)- 1b), potrebbe significare letteralmente “rituale di ritorno” nel senso che indica un rituale che ha una funzione in qualche modo diversa rispetto al rituale principale; sarebbe, quindi, una sorta di di “rituale secondario” o di “rituale parallelo”. In tal modo il verbo tiya- sarebbe da interpetare con il suo signficato secondario di “iniziare, accingersi a” (ted. eintreten). Del resto che possa trattarsi di un rituale secondario o parallelo al principale, è confermato dal fatto che la formula introduce la serie di termini rituali hurriti, la cui recitazione sempre racchiusa in un paragrafo a sé stante, verrebbe a costuire una sezione a sé, una sorta di 'rituale nel rituale'.
Per questi termine hurrita cfr. Haas 1998, 245 con n. 230.
Cfr. Haas 1998, 219 con signficato “Mitteilung” dalla radice ḫil “mitteilen”.
Forse connesso alla radice tab- “gießen”, cfr. Haas 1998, 244 con n. 229.
In questo termine d'evocazione si può rintracciare la radice šad- “to give back, replace, compensate”, per cui cfr. Dincol et al. 1993, 102 n. 78 e Neu 1996, 299. Cfr. anche CHD Š, 312.
Probabile significato “Eintreffen, Ankunft” dalla radice un- “kommen”; cfr. ChS I/9, 249.
Il bosco di Tauriša (un villaggio certamente non lontano da Hattuša) doveva avere una certa importanza, visto che al suo interno si svolge il 32. giorno della festa AN.TAḪ.ŠUM in onore di DLAMMA di Tauriša (cfr. McMahon 1991, 38 con n. 235). Anche le evocazioni dalle sorgenti e dalle montagne di CTH 483 si svolgono presso il villaggio di Tauriša, anche se in questo rituale non si fa menzione del bosco omonimo (cfr. KUB 15.34+ II 23' sgg. e II 48' sgg. con duplicati).
Cfr. Haas – Wilhelm 1974, 163 n. 1 “d.h. wohl: Man dreht die Götterfiguren um”.
L'oggetto dei verbi išḫuwai e laḫuwai (che cadono entrambi in lacuna, ma che sono integrabili con certezza sulla base di passi paralleli) non è espresso direttamente, ma si può evidentemente ricavare dalla serie di sostanze alimentari citate e preparate nei paragrafi precedenti (§ 18-19).
Per l'interpetazione di questo passo cfr. la nota al kolon 153.
Questo termine hurrita è di signficato ignoto. È inoltre incerto se sia da identifcare con šepši/šapši come sostenuto in Haas – Wilhelm 1974, 74 con. n. 1 e Laroche 1978-79, 215 (cfr. anche Haas 1998, 212 che esprime dubbi sulla identificazione).
Cfr. Haas 1998, 225: “Reinheit” con bibl. precedente.
Haas 1998, 254: “ein Terminus des Wohlbefindens oder der Verehrung” con bibl. precedente.
La stessa combinazione del verbo ašnu- con l'ablativo si ritrova anche in A. Vo II 6, a cui si rimanda anche per il commento nella relativa nota.
Sulla pietra zapzagi-, da collegare forse all'ugar. śpśg, cfr. Neu 1995, 395ff. und Wright 2001, 149 sgg.
Per il verbo marzāi-, cfr. il kolon 105 con la relativa nota.
Cfr. nota al kolon 182.
Cfr. nota al kolon 184.
Si noti come questa formulazione sia molto abbreviata rispetto alle evocazioni precedentemente riportate nel rituale, dal momento che in queste si riportava l'elenco delle sostanze alimentari che vengono sparse nel luogo dell'evocazione, mentre qui, nel caso dell'evocazione dai fiumi, il testo si limita a un generico ḫūman in cui sono incluse le sostanze alimentari.
Cfr. nota al kolon 184.
In lacuna è probabilmente contenuto il luogo dove vengono portate le statue degli dei.
Questa frase risulta di intepretazione molto incerta, anzitutto a causa dello stato lacunoso. Nella traduzione si è ipotizzato che šara sia riferito a ḪUR.SAGMEŠ-aš che dovrà perciò essere considerato come dativo (plurale).
Cfr. nota al kolon 184.
Diversamente CHD P, 367 s.v. peda-: “perhaps a place named 'sky' is in view”.
Contra Girbal 2002, 262-263 e Haas 2003, 277, che identificano GIŠarimpa- con l'albero del cedro, l'interpretazione proposta segue Groddek 2002, 126-128, le cui argomentazioni sono decisamente più convincenti. Una traduzione “Stütze; Säule” è infatti preferibile sia nei casi in cui GIŠarimpa- compare come epiteto del tabarna, ovvero KUB 28.8+ 10'-12' = KBo 17.22 Vo 14'-16' (CTH 736) e KUB 12.43, 6' (CTH 457.3), nei quali il sovrano sarebbe definito come il “pilastro del paese”, sia nei casi in cui GIŠarimpa- compare insieme a vocaboli legati all'ambito architettonico o che comunque definiscono parti di edifici od oggetti a questi appartementi, ovvero VBoT 58 IV 15-16 = KUB 53.20+ 3'-4' (CTH 323) e IBoT 2.129 Ro 4-5, dove GIŠarimpa- sarebbe da identificare con uno dei pilastri o colonne di legno che sostengono l'edificio. Per le altre attestazioni, in gran parte in contesti molto frammentari si rimanda a Groddek, cit.
In base ai precedenti passi paralleli oggetto dell'offerto sono uccelli e pani sottili oppure uccelli e un agnello.
Cfr. nota al kolon 184.
Vedi nota alla traslitterazione.
Cfr. rispettivamente Haas 1998, 225: “Sonnenscheibe(?)” e Haas 1998, 220: “Glanz”. I due termini rituali hurriti compaiono quasi sempre in coppia.
Probabilmente all'interno degli ÉḪI.A menzionati nel kolon 268.
Cfr. Haas 1998, 250 con n. 234.
Cfr. Haas 1998, 220.
Si tratta del termine hurrita per “trono”; cfr. Haas 1998, 229.
Haas 1998, 213: “Fußschemel”.
La locuzione piran arḫa [wa]rnumaš non si presenta di facile interpretazione. Essa ricorre frequentemente in IBoT 3.148 (CTH 485, per cui cfr. il glossario in Haas 1998, 295, 303-304) quasi sempre nella grafia semideografica BIL-nu-ma-aš. L'intepretazione porposta segue Haas 1998, passim, che traduce questa locuzione “vorweg verbrennen”, mentre Haas – Wilhelm 1974, nell'edizione di IBoT 3.148 traducono “völlig verbrennen” (meno chiara risulta invece l'intepretazione proposta invece per il passo di CTH 484 – cfr. Haas – Wilhelm 1974, 171 – : “ferner verbrennt man die zum Verbrennen bestimmten Vögel”).
Per questi due termini, cfr. Haas 1998, 241-242; in entrambi i casi si tratta di 'ein Terminus des Wohlbefindens', costruiti sulla radice šir- “angenehm sein”.
Cfr. Haas 1998: 'ein Terminus des Wohlbefindens und der Zufriedenstellung'.
Cfr. Haas 1998: 'ein Terminus des Wohlbefindens. Non è da escludere un collegamente con ananešḫi.
Per un commento al colofone di questo rituale, si rimanda all'introduzione e più in particolare al paragrafo relativo alla datazione.

Editio ultima: Traductionis 02.02.2017