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CTH 716.1

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Citatio: F. Fuscagni (ed.), hethiter.net/: CTH 716.1 (TRit 14.02.2011)

1 -- [Quando il sacerdote ḪAL evoca IŠTAR di Ninive da … ]1
2 -- [allo]ra pr[ende] queste cose :
3 -- [ … ] … [ … ]
4 -- [ … ] … . [ … ]
5 -- [ … ] ␣␣␣¬¬¬
[§2]
6 -- [ … ] l'ala [di un'aquila … ]
7 -- [ … è / sono leg]ati
8 -- [ … ] un po' di olio profumato versa
9 -- [ … ] si avvolge?
10 -- [ … pari]menti è posto
11 -- [ … e / anche una can]na(?)
12 -- [ … ] …
13 -- [ … ]un po' di pane con grasso [ … ]
14 -- [sopra(?)] il tavolo di vimini della divini[tà … si ap]pende(?)/[ … si ap]pendono(?) ␣␣ ¬¬¬
[§3]
15 -- [ … ] coprono con un panno2
16 -- ed [a]l(?) sacerdote ḪAL [ … ]
17 -- [ … ] tutti insieme i cantori suonano [il galgalturi3 e le lire] (e) cantano.
18 -- [Poi(sc. i cantori)]4 escono fuori [per evo]care [IŠTAR di Ninive] sui sette sentieri;
19 -- ed essi (sc. i cantori) [ … ].
20 -- Il sacerdote ḪAL il tavolo giù/accanto al tavolo [ … ]
21 -- [ … ] la stoffa rossa che è collo[cata] sopra la galletta
22 -- [ … ] prende.
23 -- Quindi i cantori intonano [il canto?] dell'evocazione sui sentieri5
[§4]
24 -- Quindi [il sacerdote ḪAL] recita nel modo seguente:
25 -- tiwaliya6 IŠTAR di Ninive!
26 -- Ecco, io ti evoco,
27 -- ti invoco e imploro.
28 -- Se ti trovi a Ninive, vieni da Ninive
29 -- se ti trovi in Talmuši, vieni da Talmuši
30 -- se ti trovi a Dunta, vieni da Dunta.
[§5]
31 -- Se ti trovi in Mitanni, vieni da Mitanni.
32 -- Se ti trovi a Qadeš, vieni da Qadeš.
33 -- Se ti trovi a Tunip, vieni da Tunip.
34 -- Se ti trovi a Ugarit, vieni da Ugarit.
35 -- Vieni da Zinzira, vieni da Dunanapa, vieni da Iyaruwatta;
36 -- vieni da Kattanna, vieni da Alalah, vieni da Kinahhi;
37 -- vieni da Amurru, vieni da Ziduna, vieni da Zunzura;
38 -- vieni da Nuhašše, vieni da Kulzila, vieni da Arrapha;
39 -- vieni da Zunzurha, vieni da Aššur, vieni da [ … ]7;
40 -- vieni da Kaška, vieni da ogni paese, vieni da Alašiya;
41 -- vieni da Alzi, vieni da Papanha, vieni da [ … ];
42 -- vieni da Kummaha, vieni da Hayaša, vieni da [ … ];
43 -- vieni da Karkiya, vieni da Arzawa, vieni da [ … ];
44 -- vieni da Maša, viene da Kuntara, vieni da [ … ];
45 -- vieni da Ura, vieni da Luhma, vieni da [ … ];
46 -- vieni da Partahuina, vieni da Kašula, vieni da [ … ].
[§6]
47 -- Se ti trovi nei fiumi e nelle sorgenti
48 -- vieni da là.
49 -- Se ti trovi insieme ai bovari (e) ai pastori,
50 -- vieni via da in mezzo a loro.
51 -- Se ti trovi tra [ … ]8,
52 -- se ti trovi insieme alla dea Sole della terra e agli dei antichi,
53 -- vieni via di là. ␣␣␣␣¬¬¬
[§7]
54 -- Vieni via da questi paesi
55 -- e porta la vita, la salute, la forza fisica, la lunga vita (lett: i lunghi anni), nūn9, l'obbedienza10 (e) il successo11 del re, della regina, dei figli del re; (e) dentro al paese di Hatti (porta) prosperità, crescita, benessere (e) sviluppo del grano, della vite, del bestiame bovino, del bestiame ovino (e) degli esseri umani12.
[§8]
56 -- Togli agli uomini (nemici) la virilità, la forza13, la salute e il coraggio14, le armi, gli archi, le frecce (e) il pugnale
57 -- e portali nel paese di Hatti!
58 -- Poni in mano a quelli il fuso e la conocchia della donna,
59 -- vestili alla maniera femminile,
60 -- metti loro il velo!15
61 -- Togli loro la tua benevolenza!
[§9]
62 -- Alle donne (del nemico), invece, togli la maternità, l'amore (e) il mušni-16,
63 -- e portali dentro al paese di Hatti!
64 -- Preoccupati del re, della regina (e) dei figli del re17 riguardo al benessere, alla vita, alla salute, alla forza fisica, ai lunghi anni (e) all'avvenire18;
64a -- [preoccupati(?)] di nuovo del paese di Hatti [ … ]
65 -- falli crescere
66 -- e prosperare!
67 -- E per te il paese di Hatti sia il puro paese del matrimonio e della procreazione!
68 -- Ecco che ti ho consegnato un paese di Hatti nuovamente oppresso19.
69 -- Non (lo) sai tu, IŠTAR di Ninive, nostra signora,
70 -- com'(è) oppresso il paese di Hatti?
71 -- (sc. Non lo sai come) (è) oppresso da questa morìa, [da … ]?20
72 -- Dunque a[l paese di Hatti(?) … ]
73 -- Ma presso la casa l'addetto al lavaggio del cortile non c'[è]
74 -- [ … ]
75 -- La tua signoria al paese di Hatti [ … ]
76 -- [ … ]-el e hittatiš21 al [paese di Hatti(?) … ]
77 -- [ … ] ai tuoi fedeli22 nella condizione di fratello [(e) nella condizione di] so[rella … ]
78 -- Ma il re, la regina, i figli del re, [i nipoti del re(?) … ]23
79 -- [ … ] a . . [ … ]
(Lacuna di ampiezza imprecisata)
80 -- . [ … ]
81 -- [ … ] una veste pre[giata … ]
82 -- e po[i … ]
83 -- [ … ] … [ … ]
84 -- [ … ] non . [ … ]
85 -- [ … ] impu[rità … ]
86 -- E ciò/ed essi [ …
87 -- [ … ] al paese di [Hatti …
88 -- … di nuovo il paes[e di Hatti …
89 -- allora in quel luo[go / quelli (nom.) …
90 -- [ … ] al paese di H[atti … ]
91 -- e [ … ]
92 -- a noi (dat.) / noi (acc.)[ … ] ␣␣␣¬¬¬
(Lacuna di ampiezza imprecisata) (rr. 93-95 troppo lacunose per una traduzione) (rr. 96-109 troppo lacunose per una traduzione) (Lacuna di ampiezza imprecisata)
110 -- Il sacerdote ḪAL spezza un pane sottile per IŠTAR di Ninive;
111 -- lo spezza dentro alla sorgente.
112 -- Quindi spezza ancora un pane sottile per IŠTAR di Ninive
113 -- e lo posa sul tavolo.
114 -- Quindi versa pasta d'orzo davanti al tavolo
115 -- e poi versa semola nella sorgente.
116 -- Poi (messosi) davanti al tavolo (sc. il sacerdote ḪAL) versa pane con lardo (e) semola sopra la pasta d'orzo;
117 -- liba vino dentro alla sorgente per tre volte
118 -- e liba (vino) davanti al tavolo per tre volte.
119 -- Dunque il sacerdote ḪAL proprio quelle parole pronuncia;
120 -- quando lei (sc. IŠTAR di Ninive) si evoca con un pane spesso,
121 -- e successivamente si riempe un vaso KUKUB con acqua
122 -- e poi proprio in quel luogo si scava una fossa rituale,
123 -- allora il sacerdote ḪAL prende (alcuni) pani hazizita-
123a -- e per sette volte con i pani hazizita- evoca la divinità dalla fossa rituale,
124 -- e dice:
125 -- “Se qualcuno ha fatto qualcosa (di male) al re, alla regina e ai figli del re
126 -- e li ha seppelliti24,
127 -- ecco che allora (io) li evoco dalla terra”.
128 -- Poi (il sacerdote ḪAL) continua a parlare nello stesso modo.
129 -- Proprio in quel luogo25 si fa nel modo seguente:
130 -- (sc. il sacerdote ḪAL) taglia nel mezzo un pane sottile,
131 -- vi mette sopra una pigna
132 -- e vi versa sopra olio profumato;
133 -- il sacerdote ḪAL prende un pane ḫazizita-,
134 -- quindi si attira la divinità dal fuoco
135 -- e così dice:
136 -- “... e ciò tiene davanti al fuoco fiammeggiante26
137 -- ecco che io lo evoco dal fuoco”.
138 -- Ma come (sc. il sacerdote ḪAL) continua a parlare nello stesso modo,
139 -- mette il pane ḫazizita- accanto a una galletta
140 -- (e) si brucia un uccello grande ad IŠTAR di Ninive per il 'sentiero' e per lo 'allestimento del rituale', due uccelli grandi invece (si bruciano) per lo unalzi-.27
141 -- Quando finisce,
142 -- il sacerdote ḪAL solleva il tavolo.
143 -- Ma il copricapo (di colore) rosso che sta sul tavolo,
144 -- da davanti (al tavolo) un altro (sc. sacerdote?) lo prende28.
145 -- Quindi si porta (fuori??) la (statua della) divinità29,
146 -- mentre davanti i cantori suonano la lira (e) il galgalturi
147 -- e cantano.
148 -- Quindi si porta di nuovo la (statua della) divinità all'interno del tempio.
149 -- … [ … ] di nuovo uno solo? [ … ] prende
150 -- e nella(?) fossa rituale [ … ]
151 -- Quin[di il sacerdote ḪAL] recita nel modo seguente:
152 -- “Coloro che (sono) nemici per la de[a IŠTAR di Ninive mi]a [signora],
153 -- allora essi (acc.) [ … ]
154 -- [ … t]u dea Sole della terra [e (voi) dei antichi … ]
( righe 155-159 troppo frammentarie per una traduzione)
160 -- [ … ] tu dea Sole della terra [e] (voi) dei anti[chi … ]
161 -- [ … ] … viene messo giù
162 -- su? un tizzone [ … ]
163 -- si brucia (un ramo di) cedro [ … ]
164 -- e così dice:
165 -- “[Come questo (ramo di) cedro ho bruci]ato
166 -- anche i nemici del re, della regina, dei figli del re, dei [ …] (e) dei lamentatori (lett: anche del re, della regina, … i loro nemici) [ … allo stesso modo bruc]ino(?)!”30.
167 -- Quindi [spenge] il fuoco con acqua
168 -- [(e) così dice:]
169 -- “Come questo fuoco ho spento,
170 -- [anche] i nemici [del re], della regina, dei figli del re, dei [ …] (e) dei lamentatori (lett: anche del re, della regina, … i loro nemici) [ … ] (e) i loro (del nemico) carri si compor[tino in modo ami]chevole!(?)”31
171 Allora egli (nom.)/essi (acc.) via [ … ]
172 -- [Tavoletta x: l'evocazione sui sentieri] della dea IŠTAR di Ninive finita32
1
Per questa traduzione cfr. n. 1 alla traslitterazione.
2
Oggetto del verbo kariya- potrebbe essere il “tavolo di vimini” citato in B. Ro I 4'. Diversamente Collins 1997, 164 che traduce “[ … ] they cover [her?] with a clot”, ipotizzando evidentemente che l'oggetto sia rappresentato dalla statua della dea.
3
Sullo strumento galgalturi cfr. Schuol 2004, 124 sgg.
4
Cfr. nota 17 alla traslitterazione.
5
Con il determinante apporto di B. che conserva il verbo SÌR-RU, sono da modificare le traduzioni in Wegner 1981, 156 con n. 482: “Und die Sänger (vollziehen den Ritus) des Herbeziehens auf den Wegen” e in Collins, loc. cit “...and the singers pull [ … ] of the path (or: for the paths?)”.
6
Su tiwaliya- cfr. Melchert 1993, 229 che seguendo Starke 1990, 147, interpreta il termine come un aggettivo con suffisso -iyo- derivato dal nome luvio per la divinità solare DTiwat- e traduce “of the Sun(-god)”. Potrebbe, quindi, essere inteso come una sorte di appellativo, da tradurre all'incirca come “splendente, luminosa”, oppure di un'invocazione rivolta alla dea Ištar, che potrebbe corrispondere all'italiano “Gloria, Alleluja!”. La successiva presenza di kaša=tta che segna l'inizio di un nuovo periodo, potrebbe essere indice del fatto che il sintagma ti-u̯a-li-i̯a DIŠTARURUNi⌉-nu-u̯a rappresenti un complesso a sé stante, rafforzando, quindi, la possibilità che ti-u̯a-li-i̯a sia da considerare un appellativo.
7
Forlanini 2000, 11 n. 11 sulla base del confronto con la sequenza di toponimi che seguono KUR URUAššur nella lista parallela di CTH 483, sostiene che in lacuna debba essere integrato l'Egitto (URUMizri) oppure Babilonia (URUKÁ.DINGIR.RA).
8
Forse nella lacuna sono citati gli dei del cielo, dal momento che al periodo seguente si fa riferimento agli dei inferi.
9
Per questo termine cfr. CHD L-M 476 “satisfaction(?)” e Melchert 1983, 160 “assent, approval(?)”.
Per il significato dell'aggettivo tūmmantiya-, derivato dal verbo tūmma(n)ti(ya)-”ascoltare”, cfr. Melchert, op. cit., 233. Archi, 1977, 300 traduce “l'esaudimento”.
Archi 1977, 300 traduce “forza”, Collins 1997, 164 “vigor”. Il termine tar-ḫu-i-la-tar è chiaramente un astratto derivato dall'aggettivo tarḫuili- che ha sia il valore di “forte, potente”, alludendo in questo caso a una caratteristica fisica, sia quello di “vittorioso”, che chiaramente richiama il significato principale del verbo tarḫ- “vincere”. Tuttavia in questo elenco i primi quattro aggettivi alludono a caratteristiche fisiche, mentre gli altri tre alludono a caratteristiche più astratte, per cui, a nostro avviso, il significato di “successo” si adatta maggiormente al contesto. Del resto ad indicare la forza fisica o il vigore vi è già l'aggettivo innarawatar.
Contra Archi 1977, loc. cit., è chiaro che qui miyatar, šalḫitti-, mannitti- e annari- sono tutti accusativi che reggono i sostantivi che precedono i quali sono, invece, in caso genitivo. Una difficoltà di interpretazione è data da ḫal-ki-uš, che è al caso nominativo e non al genitivo come ci aspetteremmo, anche se, come giustamente segnalato in CAD L-N 237a, si tratta probabilmente di un errore scribale. Su šalḫitti- cfr. CHD Š, 92 e HEG II/2, 765-767 (con bibl.); su mannitti-, attestato sempre in coppia con šalḫitti- cfr. CHD L-M, 174 sgg.; infine su annari- cfr. McMahon 1991, 9-10 e 107 n. 112 (con bibl. precedente). Si tratta in tutti e quattro i casi di sinonimi che appartengono allo stesso campo semantico. Per un passo parallelo a quello contenuto in A. Ro I 48-52, cfr. KBo 23.3 Vs.? 2'-4' (CTH 458, frammento di un rituale di evocazione che menziona le dea Sole della Terra, per cui v. r. 12'): (2') [ … T]I-tar ḫa-ad-du-l[a-tar … ] (3') [ … ]tar-ḫu-i-la-tar tar-ḫu-x[ … ] (4') [ … ] šal-ḫi-it-ti-in ma-[an-ni-it-ti-in … ] § .
Cfr. n. 11. Qui, diversamente da Ro I 49, tarhuilatar ha certamente il significato di “forza, vigore fisico”.
Per l'interpretazione di questo passo cfr. CHD L-M 124.
Un procedimento rituale esattamente inverso si verifica in KUB 9.27 (CTH 406) Ro 23-27. Un passo parallelo è invece contenuto in KBo 6.34+ (CTH 427) Ro II 48-53, come formula di maledizione nei confronti di soldati che infrangono il giuramento.
Su questo termine di signficato oscuro, cfr. CHD L-M 334.
Il testimone D. aggiunge DUMU.DUMUMEŠ.LUGAL “nipoti”
Diversamente Collins, loc. cit.: “(and ) long years forever”.
La traduzione segue in linea di massima Collins 1997, 164.: “I have handed over to you the land of Hatti (which) again (has been) damaged”. Contra Archi 1977, 300: “Ecco, ora ti ho riconsegnato il paese di Hatti oppresso”, dal momento che, vista la sua posizione, EGIR-pa non si riferisce a maniyaḫḫ-, ma piuttosto a dammesḫan.
Per la traduzione cfr. Archi 1977, 300; vedi anche Collins 1997, 164 che però non prende in considerazione la presenza della lacuna di ca. 15 segni.
Il termine hittāti- è un'hapax. La terminazione in -el del termine precedente suggerisce che possa trattarsi di vocaboli non ittiti.
Secondo HW2, 222b si tratterebbe di un dativo plurale.
Non è eslcuso che si tratti di una frase analoga a quella contenuta alla r. 64.
La traduzione di queste due righe che segue HW2 Ḫ, 278a, pone alcune difficoltà per la mancanza di una preposizione, come per es. ANA, davanti ai tre sumerogrammi per giustificare la presenza del dativo. Per una diversa intepretazione cfr. Hoffner 1967, 392 e Collins 1997, 164 che considerano il re, la regina e i figli del re come soggetto: “If the king, the queen or princes – anyone – has done something and has buried it … ”. Questa seconda interpretazione se da un lato risolve il problema della mancanza della preposizione, dal momento che il re, la regina e i principi diventano soggetto della frase, dall'altro costringe a considerare il pronome enclitico -aš in Vo IV 14 come un accusativo plur. neutro esplicativo di kuitki, laddove invece è chiaramente un accusativo plur. di genere animato riferito ai membri della famiglia reale. Ciò è ulteriormente confermato anche dalla proposizione successiva, dove è chiaro che ad essere evocati dalla terra sono i membri della famiglia reale che erano stati precedentemente seppelliti (qui si allude metonimicamente al sotterramento di statuette che riffigurano il re, la regina e i principi). Ancora una volta, come alla riga precedente, si potrebbe supporre la presenza di un errore scribale, per cui sarebbe stata tralasciata l'eventuale preposizione ANA in Vo IV 13 dovuta a semplice dimenticanza o ad una mancata comprensione dell'esatto uso della forma verbale iyan harzi, dando così ragione a HW2 Ḫ, 278a. Altrimenti si può suggerire che sia stato confuso il valore grammaticale dei pronomi enclitici -at e -aš, ma appare una soluzione certamente più difficile, dal momento che si deve supporre che l'errore si sia ripetuto due volte consecutivamente.
Si riferisce probabilmente al luogo in cui è stata scavata la fossa rituale, di cui si parla poco sopra.
È possibile che ancora una volta si tratti di un passo corrotto dal momento che la frase sembra presupporre qualcosa che precedee che non è presente nel testo così come ci è pervenuto, e si tratterebbe di ciò a cui si riferisce il pronome enclitico -at. Del resto questa formula di evocazione pronunciata dal sacerdote, è del tutto parallela a quella presente in Vo IV 13-15, dove il sostantivo a cui si riferisce il pronome enclitico (in questo caso -aš) è specificato. Si può suggerire che nella riga perduta fosse contenuta una frase che suonava all'incirca così: “Se qualcuno prende qualcosa...” (potrebbe trattarsi del pane ḫazizita- citato poco sopra). La frase non è tradotta in Collins 1997, 164.
Certamente da modificare la traduzione in Collins 1997, 164: “and buries one large bird for Ištar of Niniveh and ḫūwalzi-s. But they burn two birds for unalzi”. Il termine ḫariya-, non è, infatti, una forma di 3a sing. pres. ind. del verbo ḫariya- “seppellire, sotterrare”, ma rappresenta piuttosto un 'Ritualterminus' hurrita ben attestato nei testi di evocazione e nei rituali di purificazione, interpretato come “strada, sentiero” (ted. “Weg”), per cui cfr. Haas – Wilhelm 1974, 117-118; Haas 1998, 217.
Diversamente Collins 1997, 164-165 “When he is finished, the diviner takes up the table and in front of the red headband that lies on table he holds another, … ”.
Collins 1997, 165: “and they bring (it) in to the goddess”, sembra interpretare come dativo il sumerogramma DINGIR-LUM, anche se la mancanza della preposizione accadica ANA e la presenza della complementazione fonetica ittita -an, sembrano confermare in maniera inequivocabile che si tratti di un accusativo. A giudicare da quanto si dice in Vo IV 30, sembra che la statua della dea Ištar in questo momento non si trovi all'interno del tempio, dove si è presumibilmente svolto il rituale, per cui nella traduzione si è scelto di inserire, in modo comunque del tutto ipotetico, l'avverbio “fuori”.
L'integrazione è una semplice ipotesi, anche se è evidente che si tratta di una similitudine. Purtroppo similitudini all'interno di rituali magici con GIŠERIN, non sono altrimenti attestate, tranne che in KBo 6.34+ (CTH 427) Ro I 1 sgg., dove si ha a che fare con un contesto del tutto diverso. Cfr. Torri 2003, 170-171, che, tuttavia, non segnala questa similitudine frammentaria contenuta in KUB 15.35 Vo IV 42-44.
Per passi analoghi in cui sono riportate similitudini con il fuoco cfr. Torri 2003, 101-102 [α76], 133 [β23]. Vi sono poi altri passi paralleli, in cui al posto di paḫḫur compare GIŠḫuwalli-.
Per l'integrazione cfr. i colofoni contenuti in CTH 483 e in CTH 484.

Editio ultima: Traductionis 14.02.2011