1
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x[
... ]
pu-x-ma
x[
...
]x-luya-x[
... ]
DŠaušganniyal
it-x[
... ]
akitši
niya
gi-[
... ]
purullienna
du-x[ . . . ]
ḫišni
pukuit
ḫišni [
...
]-⌈lu⌉-x[
... ]
itḫi
paḫurimma
ennāši
p[a- . . . ]
irpa
irpienni
purullāe[ . . . ]
paḫiap
ḫarallipan
ur[u-
... ]
2
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irpa
irpienni
nakken
3
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x[- … ]
ḫeššiniš
ēššarra
mārriu
4
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ēnnašenamma [ … ]
purulli
šelutu
ḫuliltu
5
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DŠaušga [ … ]
ūššulap
6
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ēnzarra
pašulli [ … ]
7
--
šukkuwā
šiēnna
D[Šaušgapuna(?)]
8
--
šukkuwap
šiēnna
D[Ninattapuna]
DKulittapuna
9
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šu[kkuwap
šiēnna(?)]
šāiwae
tipā[ … ]
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[ . . . ] in un luog[o] disabitato [ . . . ]
13
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[ . po]i quan[do . . . ]
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[ . ] poi [vanno] fuori a evoc[are] IŠTAR di Ninive [ . . . ] sui nove(?) sentieri
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quando / come3 i nove [sentieri . . . ]
17
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si preparano a girare [ . . . ]
19
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e ciò(acc.)/essi(nom.) da ultimo4 [ . . . ]
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Si colloca [un tavo]lo di vimini sul sentiero
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[sul t]avolo di vimini [si mette(?)] un supporto per il turibolo;
23
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[allora l'e]sorcista [sacrifica] una pecora ad IŠTAR di Ninive,
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[quindi le interiora (e)] il cuore (della pecora) cuoce alla fiamma,
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[ ] poi ne colloca un assaggio per la divinità5,
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e liba vino per tre volte
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[ . . . la pecora] macellano pura6
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[ . . . ] divorano completamente
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[La (statua della) divinità] si prende su
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e ci[ò(acc.)/essi (nom.) . . . ],
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ma davanti le donne [katra(?) . . . ] cantano;
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si [ . . . ] . . . di nuo[vo] un sentiero per la divinità
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e mentre ciò7 [ . . . si l]ava,
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dietro al sentiero c[osì dicono:]
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[
.
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-]x-ālḫi
ileštā
šīyan(-)[
.
.
.
.
.
.
(-)ḫ]arranti
pariuzzi
[
.
.
.
.
.
.
]
eli
kāum
itita
x[
.
.
.
]
(Rottura)
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Il sostantivo it(ta)ḫi-, il cui significato non è del tutto chiaro, indica una forma di impurità.
Trattandosi di un rituale di evocazione, oggetto del verbo paddāi- “scavare” potrebbe essere api- oppure patteššar, con cui, in entrambi i casi, si indica la “fossa rituale”.
Il dubbio che possa anche trattarsi di un avverbio di modo oltre che di un avverbio di tempo, è suggerito dalla presenza della grafia semi-ideografica al posto della grafia fonetica, che si ha per esempio in Vo III 1'.
Per questo significato avverbiale di appizzi in combinazione con la preposizione accadica ANA cfr. HW2 A, 187b e l'esempio qui riportato da KUB 27.1 Vo IV 23 sgg.
La posizione di EGIR-pa è anomala tanto che verrebbe più naturale unire l'avverbio alla preposizione accadica ANA, per cui dovremme intendere “[pongono un assa]ggio dietro alla divinità”. Questa interpretazione, tuttavia, non sembra avere molto senso come risulta anche dal confronto con altri passi paralleli, in cui l'avverbio EGIR-pa assume sempre valore temporale e mai spaziale come, invece, suggerirebbe la sua posizione nel passo in esame.
Il significato base di pittalwa- è “plain, simple” (CHD P, 358-359). Quando, però, l'aggettivo si trova in combinazione con il verbo mark- “macellare”, indica allora la carcassa dell'animale 'pura e semplice', senza, cioè, la pelle e le interiora. Cfr. CHD L-N, 188b per un'analisi semantica del verbo mark-. Anche se nel nostro testo sembra esserci un passaggio in più rappresento dalla forma verbale arḫa adanzi alla fine del paragrafo.
Secondo l'interpretazione proposta, il pronome enclitico si riferirebbe al sostantivo KASKAL “sentiero” presente alla riga precedente. Non sono, comunque, attestati casi in cui un 'sentiero' che viene fatto per evocare la divinità, venga poi lavato; l'unico passo che potrebbe venire in aiuto, cioè KUB 15.31+ 42-43: (42) [ . . . ]x KA.GÌR-ya (43) [ . . . ] a-ar-ra-an-zi, è purtroppo lacunoso.
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