Citatio: R. Francia & M. Vigo, hethiter.net/: HDep (21-05-2025)
Uno degli obiettivi prefissati dall’Unità di ricerca di Roma per il progetto SoRMHA (vedasi la sezione “Progetto di Ricerca”) consiste nel fornire un’edizione digitale completa e aggiornata dei manoscritti afferenti al corpus catalogato da Emmanuel Laroche (Laroche E. 1971c: 45-46) “Procès” e comprendente, ad oggi, tutti i frammenti classificati come CTH 293-297 in https://www.hethport.uni-wuerzburg.de/CTH/.
La maggior parte dei frammenti afferenti al corpus dei cosiddetti Gerichtsprotokolle registra deposizioni giurate di testimoni e/o funzionari dell’amministrazione palatina chiamati a rispondere di possibili reati di malversazione. I cosiddetti Gerichtsprotokolle sono quindi un tipo di documentazione di registrazione protocollare effimera ad uso interno della corte ittita, della quale non esistono copie. Da un punto di vista tipologico si tratta di tavolette spesso estremamente frammentarie, ad eccezione di CTH 293 (KUB 13.35+KUB 23.80+KBo 16.62), che si presenta come una tavola iscritta su 4 colonne, e di CTH 294.1 (KUB 31.76+KBo 16.64+HFAC 6+KUB 40.88), i cui frammenti costituivano probabilmente un’unica tavola di 6 colonne. I testi non erano forse pensati per essere archiviati, cioè conservati in modo sistematico per essere consultabili per lungo tempo. I luoghi di ritrovamento sono eterogenei. Inoltre, i frammenti sono stati recuperati in contesti archeologici spesso non olisticamente interpretabili da un punto di vista funzionale. I frammenti che costituiscono CTH 293 sono stati ritrovati nell’area del Tempio I di Ḫattuša, ma in uno strato di macerie di scavo (Grabungsschutt L/19). I frammenti afferenti a CTH 294 sono stati prevalentemente ritrovati all’interno dell’Edificio E di Büyükkale. I frammenti di CTH 295 sono stati ritrovati sempre a Büyükkale. Quelli databili su base combinatoria (paleografica, aspettuale, e parzialmente prosopografica) come medio-ittiti vengono prevalentemente dall’edificio A di Büyükkale e in quanto tali, rappresentano i frammenti cronologicamente più antichi e forse gli unici conservati per fungere da materiale scribale di riferimento per la redazione di successivi testi dello stesso tipo. CTH 296 (RS 17.109) rappresenta un caso particolare, poiché la tavoletta non si uniforma pienamente alla struttura formale della deposizione meglio conservata (CTH 293); a differenza di tutti gli altri frammenti è una tavola sigillata, e, benché scritta in lingua ittita, è stata ritrovata a Ugarit. I frammenti catalogati in CTH 297 hanno una distribuzione topografica estremamente eterogenea, in quanto sono stati rinvenuti nella Unterstadt (area del Tempio I), a Büyükkale, nella Oberstadt (Südburg, Nordwestbereich, N/13 - a/10), e nella “Casa sul Pendio” (Haus am Hang).
Da un punto di vista paleografico, quasi tutti i frammenti sono da considerarsi deposizioni registrate almeno dalla seconda metà del XIII secolo a.C., ad esclusione della maggior parte dei frammenti catalogati in CTH 294, e alcuni in CTH 295, databili almeno alla fine del XIII secolo a.C., e da diversi frammenti di CTH 295, che potrebbero essere databili alla prima metà del XIV secolo a.C. Tuttavia l’intero corpus necessita una più aggiornata valutazione, basata su un attento studio combinato di paleografia e prosopografia.
Da un punto di vista contenutistico e testuale si tratta di deposizioni, sovente sotto giuramento (-za lingiya anda kišan peda-), che trovano un analogo antecedente nei Prozeßurkunde paleo-babilonesi da Alalaḫ (Livello stratigrafico VII), ma dei quali mancano degli elementi di puntuatività come la datazione del testo, il riferimento diretto all’istituzione di un processo, la lista dei testimoni dei documenti redatti e l’eventuale sigillatura (Cfr. C. Niedorf & F. Zeeb, “Texte aus Alalaḫ” in B. Janowski & G. Wilhelm (eds.), Texte zum Rechts- und Wirtschaftsleben, Texte aus der Umwelt des Alten Testaments. Neue Folge Band 1, Gütersloh 2004:, pgs. 130-131, Testi: AlT 7, 8, 11). Una simile struttura si trova negli Aussageprotokolle paleo-babilonesi (Cfr. M. Schorr, “Altbabylonische Rechtsurkunden aus der Zeit der I. babylonischen Dynastie (ca. 2300 - 2000 v. Chr.)”, Sitzungsberichte. Akademie der Wissenschaften in Wien, Philosophisch-Historische Klasse 160.5, Wien 1907, nr. 73 alle pgs. 174-175; nr. 78 alle pgs. 179-182, con la lista completa a pg. 189) e nei protocolli giudiziari paleo-babilonesi della Mesopotamia propria, prevalentemente da Sippar (Cfr. M. Schorr, Urkunden des altbabylonischen Zivil- und Prozessrechts, Leipzig 1913, nn. 310-316, pgs. 446-456).
Tuttavia, dai frammenti che compongono i cosiddetti Gerichtsprotokolle non si possono ricavare informazioni di procedura civile, relative all’istruttoria, al diritto processuale, o alla conclusione dei processi (i.e., alla sentenza e/o alla pena comminata). Queste informazioni, presenti nei documenti giuridici paleo-babilonesi e paleo-assiri, vengono talvolta indirettamente menzionate in altri testi ittiti di carattere giuridico, o amministrativi, come nelle istruzioni, o in documenti di carattere politico-propagandistico (Cfr. Archi A. 2008b: 289-290). Pertanto, i frammenti catalogati come CTH 293-297 non possono essere considerati degli atti processuali stricto sensu, che tuttavia dovevano esistere, come desumibile da altri testi (e.g., CTH 825: KBo 31.48: 4': [DUB.xK]AM ŠA DINI[M; CTH 63.A: KBo 50.77++ iv 2', 12': TUPPU ŠA DIḪI.A). Le deposizioni ittite devono considerarsi quindi documenti temporanei della prassi, complementari agli atti giudiziari veri e propri, forse simili per forma e funzione a una ṭuppi būrti mesopotamica, “tavola della deposizione”, talvolta indirettamente citata nei testi accadici (Cfr. CAD, B: 339), ma sulla quale non sono stati sinora fatti studi approfonditi. Simili procedure si evidenziano a Nuzi, dove verbali di dichiarazioni, introdotti da lišān-šu/lišān-ša, lit. “il suo (di lui/di lei) discorso” (vel “deposizione”), o umma “come segue”, erano integrati in vari atti giuridici. Analogamente, almeno due deposizioni ittite (KUB 40.83 (CTH 295/NS), Vo. 1’-2’; KBo 8.32, Vo. 1’-2’ (CTH 295/NS)) conservano il colofone, che definisce il testo “parola/discorso” (INIM), vel “caso”/“deposizione”(?) di NP (conservato in KUB 40.83). Cfr. Waal W. 2015a: 262-263.
Benché terminologicamente anacronistico, potremmo comunque sostenere che per il mondo ittita non abbiamo documenti di diritto privato, ma solo di diritto pubblico. Anche le deposizioni ittite, sembrano confermare questo dato, giacché in esse si tratta prevalentemente di beni della corona.
Nelle deposizioni ittite non vi è alcun riferimento diretto a organi giudiziari istituzionali, sentenze o punizioni, come nei processi giudiziari mesopotamici contemporanei o successivi (e.g., bīt dīni ša šarri; dayyānu ša šarri; UKKIN=puḫru. Cfr. S. Démare-Lafont & D. E. Fleming (eds.) Judicial Decisions in the Ancient Near East, Writings from the Ancient World 43, Atlanta 2023). I riferimenti a organi giudiziari (e.g., tuliya-) o a procedimenti giudiziari (e.g., ANA GIŠUMBIN lamniya- “chiamare alla ruota” (del carro del re)) si ritrovano piuttosto in altri documenti della prassi giuridica, come le cosiddette "leggi", o di natura extra-giudiziaria, come nei testi pseudo-storici. Uno dei lavori scientificamente più completi sul “diritto processuale ittita” rimane Haase R. 1965a. Il contributo analizza il diritto processuale ittita, concentrandosi su aspetti specifici come l’introduzione dei procedimenti giudiziari, il ruolo del re e le pratiche di giustizia. Viene discusso il significato di simboli come la “ruota” e la “porta” nel contesto giuridico, che rappresentano luoghi o strumenti di giustizia. Si esaminano le norme relative alla punizione di crimini come l’adulterio e la sodomia, evidenziando il diritto del marito o della comunità di agire direttamente contro i colpevoli in caso di delitto flagrante, oppure di portarli davanti al re per una decisione. Il testo esplora anche il concetto di “vendetta privata” e il passaggio verso una giustizia controllata dall’autorità, con l’intervento del re come figura centrale per decidere su vita e morte. Si analizzano inoltre le procedure di cattura e consegna dei colpevoli, il ruolo delle famiglie e delle comunità, e il principio di ne bis in idem, “non essere giudicati due volte per lo stesso reato”. Infine, si discute il significato di alcune espressioni ittite legate alla giustizia e alla punizione, evidenziando l’evoluzione del diritto ittita verso una maggiore regolamentazione. Il lavoro più aggiornato sul diritto processuale ittita rimane Archi A. 2008b: 287-292. Nelle deposizioni ittite non si evidenzia nulla di specifico relativo alla supposta procedura di diritto civile ittita, così come ricostruibile invece dai documenti afferenti ad altri generi testuali.
In prima istanza, le deposizioni ittite andrebbero quindi trattate come prodotto indipendente della prassi giuridico-amministrativa della corte ittita, e pertanto separati da altri testi giudiziari mesopotamici del Tardo Bronzo come quelli provenienti da Nuzi (Cfr. H. Liebesny, “The Administration of Justice in Nuzi”, in Journal of the American Oriental Society 63.2, 1943, pp. 128-144; R. Hayden, Court Procedure at Nuzu, PhD Dissertation, University Microfilms, Waltham 1962), o cronologicamente posteriori (Cfr. R. Jas, Neo-Assyrian Judicial Procedures, State Archives of Assyria Studies 5, Helsinki 1996; S. Holtz, Neo-Babylonian Court Procedure, Cuneiform Monographs 38, Leiden/Boston 2009).
Nella presentazione delle trascrizioni di tavolette da Boğazkale/Ḫattuša ad opera di Hans Ehelolf per il volume XIII (1925) dei Keilschrifturkunden aus Boghazköi del Dipartimento Orientale degli Staatliche Museen di Berlino, il direttore Otto Weber parlava di “Bruchstucke der hethitischen Protokolle” riferendosi ai primi frammenti trascritti di questo corpus. I primi accenni a “Gerichtsprotokolle” si trovano in un contributo di Hans Gustav Güterbock in relazione alla procedura di sigillatura dei beni della corona dati in affidamento ai funzionari chiamati in giudizio in KUB 13.35++ (Güterbock H.G. 1939c: 30-32). Güterbock impiega la medesima terminologia ancora in uno studio sui sostantivi composti —šallakartatar- (vox media: “alterigia”, “negligenza”) nel contesto dei Gerichtsprotokolle— per gli studi in onore di Ferdinand Sommer (Güterbock H.G. 1955a: 66-67). É solo con Rudolf Werner che si arriva a un’organica pubblicazione di tutti i frammenti dei Gerichtsprotokolle allora conosciuti (Werner R. 1967b). La pubblicazione viene accompagnata da una scheda esplicativa dello stesso autore per RlA: https://publikationen.badw.de/de/rla/index#4444. Il lavoro di Werner, di più di mezzo secolo fa, rimane ancora l’unica trattazione filologica completa delle deposizioni ittite. Benché limitato alla sola edizione filologica dei frammenti del corpus, senza ulteriori approfondimenti sul significato di questo tipo di documentazione —a parte il breve excursus alle pgs. 74-80— è stato, in genere, positivamente accolto dalla comunità scientifica (cfr. Werner 1967b – rezensione), in particolare la recensione al libro ad opera di Archi A. 1971d: 115-121). Pochi anni dopo la pubblicazione di Werner, viene ri-edito e commentato in chiave giuridica il testo RS 17.109 (CTH 296) da Ugarit (Haase R. 1971a). Dagli anni ’70 cominciano i primi lavori esegetici sulle deposizioni ittite, inaugurati da un lavoro introduttivo di Lorenza Mascheroni (Mascheroni L.M. 1979a) e continuati da Nicoletta Tani (Tani N. 2002a) e Matteo Vigo (M. Vigo, Alcuni aspetti dell’amministrazione ittita durante il XIII secolo a.C. Unpublished PhD Dissertation, Università degli Studi di Pavia 2010, in particolare pgs. 147, 281, 286; Vigo M. 2024f: 47-49) nei quali si evidenzia la possibile relazione tra le deposizioni ittite e gli inventari templari-palatini (Cfr. PTAC Transliterations).
Più tardi vengono pubblicate anche traduzioni aggiornate delle deposizioni ittite (e.g., Hoffner H.A. 2002b: 57-60, con bibliografia alle pagine 71-72; M. Gambashidze, ხეთური სასამართლო ოქმები: უქურასა და მისი ვაჟის, სალი-თარხუნთას სასამართლო პროცესი, in ისტორია, არქეოლოგია, ეთნოლოგია 2022, pgs. 449-456; J. Klinger, “Aus den Gerichtsprotokollen (CTH 293)”, in B. Janowski & D. Schwemer (eds.), Texte zur Wissenskultur, Texte aus der Umwelt des Alten Testaments, Neue Folge 9, Gütersloh 2020, pgs. 223-229).
Il corpus dei testi catalogati in CTH 293-297 non ha ricevuto sinora l’attenzione scientifica che forse necessita. Dalla pubblicazione di Rudolf Werner del 1967, sono stati ritrovati a Boğazkale/Ḫattuša nuovi frammenti, probabilmente afferenti al corpus (Cfr., da ultimo, KBo 71.43: download KBo 71), e altri possibili frammenti sono stati recentemente traslitterati (Cfr. CHDS: 4.1, 19, 124). Il corpus comprende ora provvisoriamente 26 testi ascrivibili in prospettiva etica a un Basiscorpus (3 MS, 12 NS, 11 LNS). CTH 295 comprende 3 frammenti spuri da rivalutare; CTH 297 comprende 51 frammenti da risistemare. Alcuni dei testi del corpus presenti nell’ultima versione di Konkordanz (S. Košak, hethiter.net/: hetkonk (2.plus)) sono da ri-catalogare (e.g., KBo 63.9, ancora provvisoriamente catalogato come CTH 297, ma probabilmente da ri-catalogare come CTH 259. Cfr. Vigo M. 2024f: 57, nota 69; KBo 38.37, parallelo di IBoT 4.136, forse è una semplice registrazione di immagini sacre).
Uno degli obiettivi di ricerca dell’Unità di “Sapienza” Università di Roma (direttore di ricerca dell’Unità: Rita Francia; assistente di ricerca: Matteo Vigo) per il progetto “Supply of Resources and their Management in Hittite Anatolia” (SoRMHA) PRIN 2022 PNRR (website) è uno studio aggiornato delle deposizioni giudiziarie ittite nell’ambito dell’amministrazione delle materie prime e dei prodotti finiti (sovente di lusso) della corona ittita.
Un primo obiettivo consiste in una aggiornata edizione critica del corpus delle deposizioni giudiziarie riclassificate, i cui risultati saranno disponibili online attraverso il Hethitologie-Portal Mainz (HPM). L’edizione annotata online per HPM è pensata come un primo strumento a disposizione della comunità scientifica internazionale, che vada ad aggiungersi ai corpora testuali di HPM.
All’edizione online seguirà una pubblicazione cartacea, completa di edizione critica del testo, con commento filologico, valutazione paleografica aggiornata dei frammenti, ricerca prosopografica analitica dei personaggi menzionati, valutazione funzionale del corpus nel panorama delle pratiche amministrative ittite (soprattutto in riferimento alle operazioni di sigillatura, stoccaggio e trasferimento dei beni della corte ittita), e uno studio analitico del peculiare linguaggio di questo gruppo di testi cuneiformi della cancelleria ittita (Cfr. Werner R. 1967b: 78: “Umgangsprachliches”; J. Klinger, “Aus den Gerichtsprotokollen (CTH 293)”, in B. Janowski & D. Schwemer (eds.), Texte zur Wissenskultur, Texte aus der Umwelt des Alten Testaments, Neue Folge 9, Gütersloh 2020: 239: “tatsächlicher Sprechduktus”).
Rita Francia (“Sapienza” Università di Roma)
Matteo Vigo (“Sapienza” Università di Roma)
Lukas Ahlborn (“Sapienza” Università di Roma)
José Cruz (Università di Pisa)
Thesaurus Linguarum Hethaeorum digitalis (TLHdig)
The Corpus of Hittite Festival Rituals (supporto tecnico e sviluppo digitale)